Cistiti batteriche ricorrenti e/o recidivanti
Basta una parola: Cistite, per scatenare in molte donne pensieri e ricordi tutt’altro che piacevoli. Già perché si tratta di una patologia dagli aspetti non del tutto noti, che colpisce un numero molto ampio di persone, soprattutto di sesso femminile, con picchi nei periodi più caldi.
Per cistite si intende un’infezione batterica che interessa la parte bassa dell’apparato urinario, ovvero la vescica, il collo vescicale e l’uretra e si manifesta con maggior incidenza a partire dalla primavera, quando l’innalzarsi delle temperature e il conseguente aumento della traspirazione provocano una maggiore concentrazione delle urine e una più facile contaminazione batterica.
Si manifesta attraverso un forte bruciore anche durante la minzione e legato ad un bisogno continuo e urgente di urinare. Colpisce prevalentemente il sesso femminile e può risolversi dopo un singolo episodio oppure, soprattutto se viene trascurata o mal curata, ripresentarsi più volte e cronicizzarsi. Può essere molto fastidiosa e rappresentare motivo di disagio in chi ne viene colpito.
Cosa causa la cistite?
Non sempre è possibile risalire alle cause della cistite batterica. Spesse volte questa condizione clinica può essere riconducibile a cause specifiche. In particolare una cistite può insorgere per:
- scarsa o eccessiva igiene intima
- rapporti sessuali
- malattie sessualmente trasmesse
- debilitazione del sistema immunitario a causa di terapie antibiotiche
- utilizzo di assorbenti interni
- diabete
- pantaloni o biancheria intima eccessivamente aderente
- affaticamento fisico e mentale
Il principale responsabile dell’insorgere della patologia è l’Escherichia Coli, un batterio dalla caratteristica forma a bastoncino, dotato di piccoli uncini (fimbrie) che utilizza per restare ancorato alla parete della vescica. La sua presenza libera tossine che scatenano l’infiammazione. Non agisce quasi mai da solo, altri germi possono essere chiamati in causa, microrganismi di origine gastrointestinale che passano dall’intestino al perineo, (la parte esterna del pavimento pelvico), penetrano in vagina e raggiungono l’uretra e la vescica; oppure attraverso il sistema linfatico trasmigrano direttamente nell’apparato urinario.
In altri casi la cistite può essere una diretta conseguenza di anomalie del tratto urinario, di disfunzioni urinarie o essere correlata alla presenza di corpi estranei o patologici all’interno della vescica.
Il primo e più comune sintomo è lo stimolo a far pipì che cambia rispetto alla norma, diventando impellente e eccessivo, costringendo ad urinare anche venti o trenta volte in un giorno e spesso durante le ore notturne a causa delle forti sollecitazioni a cui sono sottoposte la vescica e l’uretra. A volte possono verificarsi anche perdite involontarie di urina. Ad accompagnare questi sintomi primari è il dolore.
Fare pipì infatti non procura sollievo, anzi la minzione è difficoltosa e soprattutto all’inizio provoca bruciore e non dà mai la sensazione di svuotare completamente la vescica. Il bisogno di tornare in bagno si ripresenta quindi poco dopo, a volte accompagnato da febbre e una sensazione di pesantezza al basso ventre.
Come già detto la cistite colpisce soprattutto le donne e le ragioni sono principalmente anatomiche: l’uretra femminile è più corta di quella maschile (solo tre centimetri contro sedici) ed è sprovvista di quella barriera protettiva che nel maschio è rappresentata dalla prostata. La combinazione di questi due fattori espone le donne a un maggior rischio di infezioni perché l’ingresso di germi e batteri è facilitato. Esiste poi una terza motivazione, questa volta di tipo ormonale: nei periodi di cambiamento, come la gravidanza o la menopausa si assiste a un aumento delle infezioni. In gravidanza la causa è la maggior produzione di progesterone, un ormone che esercita un’azione di rilasciamento sui muscoli lisci, tra cui quello della vescica e dell’uretra, favorendo il passaggio di microrganismi. In menopausa invece il problema si ritrova nel calo delle difese naturali conseguente alla ridotta produzione di estrogeni.
Un ulteriore fattore di rischio tipicamente femminile, infine, è l’età: a partire dai 40 anni, la vescica comincia ad abbassarsi (prolasso vescicale o cistocele), provocando un ristagno dell’urina che facilita l’instaurarsi della malattia. Anche chi soffre di diabete è più soggetto al problema perché la presenza di zuccheri nel sangue facilita le infezioni.
Esami diagnostici
Se la cistite è ricorrente è necessario eseguire accertamenti specifici per approfondire le cause di questa ipersensibilità, che possono spesso trovare risposta in prolasso vescicale, infezioni gastrointestinali o altro. Gli esami comprendono, oltre alle procedure di base (visita urologica e ginecologica, esame delle urine e urinocoltura con antibiogramma), una citologia urinaria per escludere malattie più serie come un tumore allo stadio iniziale (ma non preoccupatevi, è un’eventualità molto rara) e alcune indagini strumentali. Le più importanti sono l’ecografia dei reni e della zona pelvica necessaria per appurare se la causa possa essere un’infezione renale, e l’esame urodinamico che studia la funzionalità del basso apparato urinario, visto che alcune cistiti si manifestano a causa di uno svuotamento anomalo della vescica. Infine la cistoscopia, tramite una sonda inserita in vescica, che visualizza le pareti dell’area interessata per individuare la presenza, o meno, di calcoli, polipi o malformazioni.
Come si cura la cistite?
Prima di parlare di una cura è necessario fare una diagnosi, capire cioè, con indagini specifiche, quale condizione causa la ricorrenza della cistite (come riconoscere la cistite approfondimento). Le cistiti possono essere di diverso tipo e per ognuna di esse esistono altrettanti metodi di cura e farmaci specifici. In caso di infezione acuta la cura più efficace per debellare i sintomi è quella antibiotica. In molte circostanze, purtroppo, l’insorgere di questo disturbo non è un fatto isolato ma, dopo il primo episodio, il destino è quello di una ricorrenza periodica.
In particolare quando i malesseri ricominciano a distanza di alcune settimane o mesi dal trattamento si parla di cistite recidivante, mentre la cosiddetta cistite ricorrente è quella che si ripresenta sempre a intervalli di tempo più o meno regolari, per esempio durante i cambi di stagione. In questi casi il trattamento prevede: antibiotico in singola somministrazione per le forme acute (in genere fosfomicina o chinolonici, come ciclofoxacina e plurifloxacina) e un ciclo di antibatterici più selettivi nel caso di cistite recidivante (la scelta si basa sull’esito degli esami) o di uretrite da Micoplasma o Clamidia che colpiscono le ghiandole che si trovano sulla parete dell’uretra (tetracicline o macrolidi, da somministrare anche al partner per due settimane).
Ma con il passare del tempo si è assistito a un uso sempre più indiscriminato degli antibiotici nella cura delle cistiti ricorrenti o addirittura come prevenzione ad esse. Un trend che sfortunatamente ha aperto la strada al fenomeno della resistenza di molti batteri che oggi sono in grado di neutralizzare l’azione dei farmaci più usati. È dimostrato inoltre che l’uso prolungato di farmaci a scopo preventivo non è utile nel trattamento delle infezioni ripetute e stermina la flora batterica intestinale importante per difendersi dalle aggressioni esterne.
Le terapie oggi non sono più fortunatamente solo antibiotiche. La ricerca scientifica ha portato alcune scoperte riguardo la permeabilità intestinale, la presenza del biofilm vescicale, il microbioma ed il microbiota intestinale, che hanno stravolto completamente l’approccio terapeutico indiscriminato con gli antibiotici.
Per la prevenzione esiste anche un vaccino, costituito da un estratto di alcuni ceppi di Escherichia Coli, che stimola la produzione di specifici anticorpi. Anche in questo caso è una terapia naturale che distrugge i microbi senza alterare le difese immunitarie. La sua applicabilità va però valutata caso per caso.
Le novità della chirurgia
Quando la cistite è causata da un ristagno di urina o dal prolasso della vescica è indicato l’intervento chirurgico in anestesia locale e/o in day hospital. Nel secondo caso lo scopo è ricostruire l’anatomia dell’organo, mentre se il problema è un difficoltoso svuotamento della vescica, ma si tratta di casi molto selezionati, si procede con incisioni endoscopiche nel collo della vescica, allo scopo di allargare il canale uretrale e favorire la fuoriuscita dell’urina. Sempre più frequenti, invece, gli interventi di lifting urogenitale. Oggi sono oltre 7 milioni le donne affette da prolasso urogenitale e incontinenza urinaria, conseguenti a gravidanze o parti (specialmente quelli indotti da farmaci) o alla menopausa.
In questi casi la chirurgia punta su nuove tecniche mini invasive (sia per via lapaoscopica/robotica che vaginale) che si avvalgono di reti in polipropilene che, ancorando la vagina, sostituiscono il supporto originario del pavimento pelvico danneggiato. I vantaggi sono diversi a partire dall’efficacia pari a nove casi su dieci, e dalla minima invasività visto che essendoci delle minincisioni consentono di non asportare l’utero quando è sano, abbassando al minimo il rischio di recidive (appena il 5-10% per cento, contro il 30-40% degli interventi tradizionali), consentendo una rapida ripresa.
La cistite da “luna di miele”
Le cistiti post-coitali o, più poeticamente, cistiti da “luna di miele” colpiscono molte giovani donne a distanza di 24–30 ore da un rapporto sessuale. Si manifestano con dolori e bruciori anche molto intensi, talvolta accompagnati da sanguinamento, e sono provocate dal trauma meccanico causato dalla penetrazione sessuale. Lo sfregamento del pene sulla parete superiore della vagina, infatti, che “confina” con l’uretra e la vescica, fa da apripista all’ingresso degli agenti patogeni che causano la cistite. Per le donne sensibili a questo problema può essere d’aiuto urinare subito dopo il rapporto (per “lavare via” i germi) ed evitare l’uso del diaframma. Svuotare la vescica prima del rapporto protegge invece dal rischio di microtrauma.
No agli antibiotici a scopo preventivo: è consigliato invece l’uso del D-mannosio, uno zucchero estratto dal legno della betulla, capace di agire come disinfettante e chemoterapico naturale. Contiene infatti sostanze in grado di “legarsi” ai tentacoli dei batteri (fimbrie), facilitandone l’espulsione con le urine. È in grado inoltre di ricostituire la barriera protettiva della mucosa vescicale distrutta dall’infiammazione. Si prende come integratore, con particolare modalità, a cicli minimo di tre-quattro mesi.
Otto regole per tenerla lontana
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Lavarsi accuratamente: esercitando la manovra di detersione dalla vagina verso l’ano e non viceversa, per evitare il trasferimento di microbi di provenienza fecale nella vagina e poi in vescica. Non superare i due lavaggi al giorno e non utilizzare quantità eccessive di detergente per non alterare i naturali meccanismi di difesa dell’apparato intimo.
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Bere molto: almeno due litri di acqua al giorno, per eliminare microbi e tossine con l’urina e favorire il transito intestinale.
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Mantenere una regolare attività intestinale: assumendo cibi ricchi di fibre e, se necessario, assumendo ciclicamente probiotici e fermenti lattici.
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Limitare l’utilizzo di cibi irritanti: come spezie, insaccati, cibi conservati, superalcolici, per ridurre le infiammazioni locali.
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Urinare subito quando si avverte lo stimolo: il ristagno di urine fa proliferare più facilmente i batteri.
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Cambiare regolarmente gli indumenti intimi: sudore e microbi possono essere una sorgente di agenti infetti. Evitare slip aderenti e di tessuto sintetico che riducono la traspirazione creando un ambiente adatto alla proliferazione batterica.
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Fare esercizi di rinforzo del pavimento pelvico dopo la gravidanza: per mantenere i muscoli tonici evitando il rilasciamento.
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Attenzione quando ci si reca in spiagge piscine e palestre: il caldo e l’aumento della sudorazione riducono la quantità di urina prodotta aumentando la concentrazione di batteri. Il sudore, l’acqua di mare e il cloro alterano il pH vaginale, favorendo lo sviluppo di germi. Cambiare subito il costume bagnato e attenzione al contatto di sabbia, terra o altro con le parti intime.
Il Prof. Mauro Cervigni esegue visite ambulatoriali e interventi chirurgici di ginecologia e urologia.